Zone ATEX: Classificazione e Significato
Le zone ATEX sono aree in cui sono presenti o possono essere presenti atmosfere esplosive, cioè miscele di aria e gas, vapori, fumi o polveri infiammabili in concentrazioni tali da poter causare esplosioni o incendi. Le zone ATEX sono classificate in base al grado di rischio di esplosione presente, in base alla frequenza e alla durata di esposizione a tale rischio.
ATEX, dal francese ATmosphères ed EXplosives è il nome convenzionale utilizzato dalla Direttiva 2014/34/UE che regolamenta le apparecchiature destinate all’impiego in zone a rischio di esplosione, la quale si rivolge ai costruttori di tali attrezzature e si manifesta con l’obbligo di certificazione di questi prodotti.
ATEX: cosa significa?
Che cos’è il rischio ATEX? Il Decreto Legislativo n. 81 del 2008 prevede che il Datore di lavoro debba effettuare la valutazione dei rischi specifici legati alla presenza di atmosfere esplosive, definite dallo stesso come, “una miscela con l’aria, a condizioni atmosferiche, di sostanze infiammabili allo stato di gas, vapori, nebbie o polveri in cui, dopo accensione, la combustione si propaga nell’insieme della miscela incombusta”.
Quando serve ATEX? L’oggetto delle direttive ATEX sono le atmosfere potenzialmente esplosive, ovvero quell’atmosfera che alle condizioni normali non è esplosiva di per sé ma che può diventarlo a causa di circostanze imprevedibili (ad esempio, aumento della pressione o della temperatura).
Molto spesso si dà per scontato che questo tipo di rischio sia prettamente correlato alle industrie chimiche o energetica, data l’elevata presenza di materiali notoriamente conosciuti come instabili o infiammabili. In verità, molti materiali anche di uso comune e persino ad uso domestico, in situazioni sfavorevoli possono essere causa di esplosioni, come ad esempio la segatura o la farina.
Direttive ATEX: quali sono?
La sicurezza nei luoghi di lavoro in cui è presente il rischio legato alla presenza di atmosfere potenzialmente esplosive è regolamentata, a livello europeo, da due direttive comunemente chiamate ATEX, ovvero, la Direttiva ATEX 1999/92/CE e la Direttiva ATEX 2014/34/UE.
Cosa stabiliscono le direttive ATEX?
La Direttiva ATEX 2014/34/UE è rivolta ai costruttori di apparecchiature adibite all’impiego in zone a rischio di esplosione e ne regolamenta le certificazioni. Armonizza la legislazione degli stati membri dell’Unione Europea attinente alle apparecchiature e ai sistemi di protezione destinati all’utilizzo in presenza di tale rischio. In particolare, si applica: ad apparecchi, a sistemi di protezione e suoi componenti destinati ad essere utilizzati in atmosfere potenzialmente esplosive, oppure, a dispositivi di sicurezza, controllo e regolazioni destinati ad essere utilizzati al di fuori di tali atmosfere.
Chi certifica ATEX? Secondo quanto scritto sopra è responsabilità del fabbricante progettare, costruire e redigere il fascicolo tecnico che dimostrino la rispondenza del prodotto ai requisiti essenziali di sicurezza. La valutazione da parte di un organismo notificato, dove previsto, è condizione per la Dichiarazione di conformità del prodotto alla Direttiva 2014/34/UE e apposizione della marcatura CE.
La Direttiva ATEX 1999/92/CE stabilisce i requisiti minimi da applicare per la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro in cui sono presenti atmosfere potenzialmente esplosive. Al fine di poter stabilire le misure di protezione adeguate è necessario effettuare la valutazione del rischio esplosione, questo può essere fatto applicando i seguenti passaggi:
- Individuazione dei pericoli;
- classificazione zone atex;
- Identificazione delle fonti di innesco;
- Valutazione dell’entità degli effetti prevedibili;
- Valutazione del rischio;
- Individuazione delle adeguate misure di sicurezza, ovvero, misure di prevenzione, protezione ma anche di tipo organizzativo/gestionale.
Se vuoi essere aggiornato sulle ultime normative e su come poterle applicare correttamente segui il nostro corso Atex, disponibile per tutti i lavoratori.
Zone ATEX: cosa sono?
Le aree pericolose vengono classificate dal Datore di lavoro zone ATEX, in relazione all’analisi dei rischi effettuata precedentemente, e sono aree specifiche degli ambienti di lavoro in cui possono formarsi atmosfere esplosive. Questa classificazione viene effettuata per individuare impianti e apparecchi elettrici che siano compatibili con il pericolo rilevato, in modo tale da non rendere possibile l’innesco dell’atmosfera esplosiva.
Quante zone ATEX esistono?
Le zone ATEX individuate dalla Direttiva sono sei e vengono così definite:
Zona 0: Area in cui è presente in permanenza o per lunghi periodi o spesso un’atmosfera esplosiva consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapore o nebbia.
Zona 1: Area in cui durante le normali attività è probabile la formazione di un’atmosfera esplosiva consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapori o nebbia.
Zona 2: Area in cui durante le normali attività non è probabile la formazione di un’atmosfera esplosiva consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapore o nebbia e, qualora si verifichi, sia unicamente di breve durata.
Zona 20: Area in cui è presente in permanenza o per lunghi periodi o spesso un’atmosfera esplosiva sotto forma di nube di polvere combustibile nell’aria.
Zona 21: Area in cui occasionalmente durante le normali attività è probabile la formazione di un’atmosfera esplosiva sotto forma di nube di polvere combustibile nell’aria.
Zona 22: Area in cui durante le normali attività non è probabile la formazione di un’atmosfera esplosiva sotto forma di nube di polvere combustibile e, qualora si verifichi, sia unicamente di breve durata.
Classificazione delle zone ATEX
Il processo per identificare la classificazione atex e per stabilirne il grado di pericolosità è il seguente:
- Valutare le caratteristiche ambientali (ventilazione dei locali e delle macchine, temperature e pressioni degli ambienti, ecc.);
- Valutare le sostanze utilizzate (caratteristiche chimico – fisiche, modalità di utilizzo, temperature e pressioni massime alle quali arrivano nel processo produttivo);
- Individuare e analizzare le sorgenti di emissione (valutare le quantità e le modalità di emissione delle diverse sostanze);
- Classificare la Zona (valutare il tipo, la forma e l’estensione delle zone pericolose).