Piano emergenza in spazi confinati
Spazi confinati: il piano di emergenza
Come strutturare efficacemente la pianificazione e gestione dell’emergenza in spazi confinati.
L’emanazione del D.P.R. 14 settembre 2011, n.177, “Regolamento recante norma per la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi operanti in ambienti sospetti di inquinamento o confinanti” ha introdotto tra l’altro criteri vincolanti di qualificazione delle imprese e dai lavoratori operanti in spazi confinati.
il DPR 177/2011 indica che durante tutte le fasi delle lavorazioni in ambienti sospetti di inquinamento o confinati “deve essere adottata ed efficacemente attuata una procedura di lavoro:
- la normativa diretta a eliminare o, ove impossibile, ridurre al minimo i rischi propri delle attività in ambienti confinati;
- comprensiva della eventuale fase di soccorso e di coordinamento con il sistema di emergenza del Servizio sanitario nazionale e dei Vigili del Fuoco”.
Inoltre si ricorda che il D.Lgs. 81/2008 indica (art. 43) che il datore di lavoro è tenuto ad organizzare i necessari rapporti con i servizi pubblici competenti in materia di primo soccorso, salvataggio, lotta antincendio e gestione dell’emergenza.
Cosa si intende per “Spazi Confinati”
Nel D.Lgs. 81/2008 non è presente una definizione di “ambiente confinato” e nel D.P.R. 177/11 “Regolamento recante norme per la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi operanti in ambienti sospetti di inquinamento o confinati”, viene solo specificato che il regolamento si applica ai lavori in ambienti sospetti di inquinamento di cui agli artt. 66 e 121 del D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81, e negli ambienti confinati di cui all’allegato IV, punto 3, del medesimo decreto legislativo.
Quindi ambienti confinati sono sicuramente quelli indicati nell’allegato IV, punto 3 del decreto ma tale definizione risulta insufficiente e incompleta rispetto a quanto da tempo indicato nelle norme internazionali.
La definizione più completa presente nella letteratura tecnico scientifica italiana, tra le numerose presenti nei documenti tecnici di riferimento (dalle Linee Guida territoriali fino alle linee di indirizzo ufficiali già disponibili) appare quella del documento “Indicazioni operative in materia di sicurezza ed igiene del lavoro per lavori in ambienti confinati della Regione Emilia Romagna” che riportiamo integralmente:
“Per ambiente confinato si intende uno spazio circoscritto, caratterizzato da accessi e uscite difficoltosi o limitati, da una ventilazione naturale sfavorevole, nel quale, in presenza di agenti pericolosi (ad. es. gas tossici, vapori, polveri, atmosfere esplosive, agenti biologici, rischio elettrico, ecc.) o in carenza di ossigeno o per difficoltà di evacuazione o di comunicazione con l’esterno, può verificarsi un infortunio grave o mortale. I luoghi di lavoro interessati sono quelli richiamati dagli artt. 63, 66 (punto 3 dell’All. IV) e dall’art. 121 (cantieri temporanei o mobili) del D.Lgs. 81/08 ovvero pozzi, pozzi neri, fogne, camini, fosse in genere, gallerie, condutture, caldaie e simili, vasche canalizzazioni, serbatoi e simili, tubazioni, recipienti, silos, cunicoli”.
A questa definizione è stata aggiunta dal D.P.R. 177/11 anche quella di “ambiente sospetto di inquinamento” volendo estendere anche a questi luoghi le attenzioni riservate per i primi.
Alcuni ambienti confinati sono facilmente identificabili come tali, in quanto la limitazione legata alle aperture di accesso e alla ventilazione sono ben evidenti e/o la presenza di agenti chimici pericolosi è nota.
Fra gli ambienti confinati facilmente identificabili si possono citare, anche se l’elenco non si deve ritenere esaustivo, i seguenti:
- cisterne interrate, seminterrate o fuori terra contenenti prodotti o sottoprodotti di tipo organico, alimentare, zootecnico che possono dare luogo a fermentazioni derivanti sia dal ciclo produttivo (ad es. silos per foraggi, vini) che di origine accidentale o comunque indesiderata (ad es. infiltrazioni d’acqua in silos per sfarinati);
- serbatoi pensili (ad esempio quelli degli acquedotti) o vasche interrate (ad esempio quelli delle reti di bonifica o degli acquedotti);
- cunicoli di fogne e di impianti di smaltimento di liquami sia di origine civile che zootecnica (fosse settiche, biologiche ed altro);
- silos, cisterne o altri contenitori per sostanze o prodotti chimici organici e inorganici;
- recipienti di reazione e serbatoi di stoccaggio;
- pozzi e tubazioni;
- cisterne su autocarri.
- contenitori di sostanze pericolose.
Quali sono le problematiche e i pericoli
I principali pericoli che il servizio prevenzione e protezione cui fare valutazione dei rischi all’interno di un ambiente confinato sono l’esposizione a gas / vapori pericolosi. Gran parte dei decessi avvengono per esposizione a gas/vapori tossici già presenti nell’ambiente di lavoro e a gas/vapori che si generano nel corso della lavorazione o che fuoriescono dai sistemi di contenimento.
Si evidenzia, inoltre, un gran numero di cadute dall’alto o in profondità in ambienti confinati oltre che al rischio per le vie respiratorie
Da segnalare che alcuni decessi sono avvenuti per caduta dall’alto di materiali (terra, sabbia, sfarinati alimentari, segatura, ecc.) che seppelliscono l’infortunato all’interno di silos.
La restante tipologia di incidenti riguarda dinamiche riconducibili a improvvise variazioni di livello di liquidi, esplosioni, sviluppo di fiamme, avviamento intempestivo di impianti o contatto con organi di lavoro non protetti in spazi confinati. L’approfondimento delle dinamiche negli ambienti confinati evidenzia come in oltre i 3/4 degli infortuni mortali (ci sia una multi-fattorialità dei rischi alla base degli eventi.
Piani di emergenza
Una istruzione operativa di emergenza generica è, inefficace per la gestione dei lavori in spazi confinati.
Ogni azione di emergenza deve essere commisurata all’evento che si affronta.
Nella gestione dell’emergenza in presenza di luoghi confinati, la pianificazione deve essere impostata caso per caso, azione per azione.
In particolare è fondamentale valutare:
- gli eventi prevedibili sullo scenario in esame (cosa può effettivamente accadere!)
- tipologia, caratteristiche e durata delle azioni di soccorso e recupero, e relativa difficoltà
- il numero di persone che stanno lavorando nello spazio pericoloso
- le caratteristiche del luogo confinato, delle vie di accesso ed uscita
- i dispositivi di protezione individuale disponibili, in particolare gli autorespiratori
- il collegamento tra l’operatore e l’esterno (es. apparecchiature radio)
- gli strumenti per misurare concentrazioni pericolose nell’ambiente di lavoro
- gli strumenti per segnalare la perdita di conoscenza (es. dispositivo uomo morto)
- modalità e tempi di intervento di soccorritori esterni (squadre aziendali, VVF, 118 ecc.).
Primariamente, è necessario individuare azioni tempestive ed efficaci. L’azione efficace principale consiste nell’approccio sulla persona coinvolta. Ad esempio: se una persona perde i sensi in un ambiente sottossigenato, l’azione risolutiva consiste nel raggiungere l’infortunato e applicare un erogatore di ossigeno portatile o semplicemente un autorespiratore. Se aspettiamo il recupero probabilmente è già troppo tardi.
Le apparecchiature e le attrezzature per l’accesso in spazi confinati devono essere oggetto di manutenzione per escludere eventuali problemi durante le procedure di emergenza
La disposizione della formazione dei lavoratori deve comprendere anche il duvri, le misure per la presenza di gas la formazione e l’addestramento per l’utilizzo della maschera e l’elmetto
Il comportamento del coordinatore delle emergenze si consolida attraverso corsi specifici che comprendono istruzioni operative, misure di prevenzione, procedure di sicurezza, rischio di incendio, esplosione e una formazione specifica mirata alla prevenzione e protezione dai rischi specifici per l’applicazione di soluzioni tecniche tutela della salute
Gestione delle emergenze
Il D.P.R. 177/11 prevede che per la salute e sicurezza, siano adottate ed efficacemente attuate specifiche procedure per operare in ambiente confinato. Si è rilevato come tali procedure siano limitate all’operatività ovvero alla riduzione del rischio durante l’accesso, la lavorazione e l’uscita dall’ambiente confinato, mentre la pianificazione e la gestione degli scenari di emergenza ipotizzabili fanno spesso riferimento alle sole modalità e mezzi di accesso/uscita ordinari, o alla mera fase di allarme dei soccorsi esterni, peraltro senza che siano stati preventivamente organizzati i necessari rapporti con i servizi pubblici competenti.
Nella gestione dell’emergenza si deve ipotizzare che “se una persona subisce un malessere o un collasso improvviso mentre lavora in un ambiente confinato, colui che lo rinviene deve presumere che la sua stessa vita sia in pericolo se entra nell’ambiente per soccorrerlo”.
Pertanto nella gestione dell’emergenza sono individuate tre fasi fondamentali:
fase di allarme: “se il lavoratore all’interno di un ambiente confinato avverte un malessere, perde i sensi o subisce un trauma, colui che sovraintende deve dare immediato allarme chiamando la squadra di emergenza interna, qualora prevista. Può risultare necessario, prima di attivare il soccorso, procedere all’arresto degli impianti che possano creare pericolo per gli operatori. Il sorvegliante non deve entrare nel luogo confinato senza prima organizzare l’intervento con altri soccorritori; ove previsto e secondo la procedura aziendale, deve subito avvisare VVF e 118” (è necessario fornire almeno: nome dell’azienda; l’indirizzo del luogo di lavoro da raggiungere; il proprio nome e il numero di telefono da cui chiama; la tipologia di incidente in corso; il numero di lavoratori coinvolti);
fase di recupero: “È fondamentale l’addestramento e le apersone che eseguono il salvataggio devono indossare DPI adeguati al tipo di intervento”. Sono “fondamentali respiratori indipendenti dall’aria circostante o autorespiratori d’emergenza.
Nel caso risulti impossibile estrarre il lavoratore dall’ambiente confinato, è necessario fargli respirare aria pulita. Particolare attenzione ai passi d’uomo verticali per la difficoltà di estrarre persone non collaboranti: le modalità di imbragatura dovranno evitare il basculamento del corpo e garantire l’estrazione in posizione verticale dell’operatore infortunato”;
fase di trasporto (una volta estratto l’infortunato dall’ambiente confinato): “trasporto con l’utilizzo dei mezzi di movimentazione opportuni; nell’attesa dei soccorsi, se necessario ricorrere alla rianimazione cardiorespiratoria da parte di persone addestrate e designate per il Primo Soccorso”.