Pensione di inabilità al lavoro: a chi spetta?
Per inabilità al lavoro si intende l’impossibilità di svolgere qualsiasi tipologia di attività lavorativa da parte di un soggetto con una particolare condizione caratterizzata da un’infermità grave.
Il nostro Paese tutela le persone più deboli, che in questo caso, non potendosi mantenere da sole possono comunque condurre una vita dignitosa grazie all’aiuto fornito dallo Stato.
Questa forma di assistenza sociale non va confusa con l’assegno di invalidità, indirizzato alle persone con un’infermità mentale o fisica che può diminuire la capacità di lavoro ai due terzi. La differenza essenziale risiede proprio nel fatto di poter lavorare o meno. In questo articolo andremo ad approfondire questi aspetti.
Quando c’è incapacità al lavoro?
L’incapacità lavorativa si verifica quando un lavoratore non è in grado di svolgere le proprie mansioni a causa di problemi di salute fisici o psichici. Questa condizione può essere temporanea o permanente e deve essere certificata da un medico. Le cause possono includere incidenti, malattie gravi o disturbi cronici che compromettono la capacità di adempiere agli obblighi lavorativi in modo efficace e sicuro.
Chi è considerato inabile al lavoro?
Viene definita inabile la persona che è priva dei requisiti necessari allo svolgimento di un determinato compito ed è, quindi, inidoneo a svolgere un’attività lavorativa. Per rientrare in questo ambito l’inabilità deve essere assoluta e permanente.
Quali patologie per inabilità al lavoro?
L’inabilità al lavoro può essere causata da un difetto fisico o mentale. In questi casi, il lavoratore in possesso di certificazione medica che attesta l’assoluta e permanente impossibilità a svolgere qualsiasi attività lavorativa può richiedere l’inabilità.
Ecco un elenco di alcune delle patologie più comuni:
- Malattie cardiovascolari gravi: Patologie come insufficienza cardiaca avanzata o aritmie gravi che limitano fortemente la capacità fisica del lavoratore.
- Patologie oncologiche: Tumori maligni in stadio avanzato o durante il trattamento che comportano effetti collaterali debilitanti, come fatica cronica o dolore.
- Patologie neurologiche: Malattie come il Parkinson, la sclerosi multipla o l’epilessia grave, che possono compromettere la coordinazione, la mobilità e le funzioni cognitive.
- Patologie psichiatriche: Disturbi come schizofrenia, depressione maggiore o disturbo bipolare in forma grave che influenzano profondamente il benessere mentale e la capacità di lavoro.
- Malattie respiratorie croniche: Patologie come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) o l’asma grave, che limitano la capacità respiratoria e, di conseguenza, fisica.
- Malattie autoimmuni: Condizioni come il lupus eritematoso sistemico o l’artrite reumatoide avanzata, che possono causare dolore cronico e limitazioni articolari.
- Patologie dell’apparato endocrino: Disturbi come il diabete mellito di tipo 1 con complicanze gravi o ipotiroidismo avanzato che influiscono sul metabolismo e sulla salute generale.
- Malattie dell’apparato muscoloscheletrico: Condizioni come ernie multiple, gravi artrosi o scoliosi in stadio avanzato che compromettono la mobilità e causano dolore persistente.
- Patologie renali croniche: Insufficienza renale terminale che richiede trattamenti dialitici regolari.
Queste patologie, riconosciute dalla normativa, devono essere certificate da documentazione medica e accertamenti per poter ottenere il riconoscimento dell’inabilità al lavoro.
I certificati del medico curante, documentati attraverso il modulo SS3 inviato all’INPS (Istituto Nazionale della Prevenzione Sociale) dal medico stesso, vengono successivamente valutati dalla Commissione Medica Legale dell’INPS.
Che differenza c’è tra invalidità e inabilità al lavoro?
L’assegno di invalidità è previsto nei casi in cui la persona ha una infermità fisica o mentale che causa una diminuzione della capacità lavorativa di due terzi, cioè al 66,66%. Quindi, in questi il soggetto può comunque continuare a svolgere la propria attività lavorativa anche se con potenzialità inferiore al normale.
L’inabilità al lavoro, invece, viene riscontrata dal medico nel momento in cui è presente una totale impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa. In questo caso il soggetto ha diritto alla pensione di inabilità, la cui somma versata è superiore rispetto a quanto ricevuto in caso di invalidità, proprio a causa dell’incapacità a compiere qualsiasi lavoro.
A chi spetta la pensione di inabilità?
Tutte le tipologie di lavoratori, sia dipendenti che autonomi iscritti alla Gestione Separata Inps, hanno diritto alla pensione per inabilità.
La pensione di inabilità spetta a tutte le categorie di lavoratori regolarmente iscritti alle gestioni pensionistiche INPS, in particolare questo tipo di sostegno spetta a :
- Lavoratori dipendenti;
- Lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti, ecc.);
- Iscritti alla Gestione Separata (liberi professionisti e collaboratori)
Oltre, però, all’incapacità al lavoro assoluta e permanente devono essere rispettati altri requisiti:
- Deve essere riscontrata dai medici un’assoluta impossibilità a svolgere qualsiasi attività lavorativa;
- Devono essere stati versati almeno 5 anni di contributi, di cui almeno 3 negli ultimi cinque anni.
Nei casi in cui le condizioni di inabilità al lavoro, dopo un periodo, non dovessero essere più valide il soggetto può tornare a lavorare comunicandolo all’Inps.
Si tratterebbe, quindi, di una causa di incompatibilità, che comporta la revoca immediata della pensione a partire dal primo giorno del mese successivo. Chi decide di riprendere l’attività lavorativa può, in ogni caso, percepire l’assegno di invalidità.
Per tale motivo sia gli invalidi che gli inabili si devono sottoporre a delle visite mediche periodiche di revisione, e in base agli esiti dei controlli può avvenire che:
- le condizioni di salute siano stabili;
- ci siano dei miglioramenti in grado di determinare il recupero delle capacità.
Nel caso in cui, vengono recuperate non oltre ⅓ delle capacità lavorative si varia d’ufficio dall’inabilità al lavoro all’assegno di invalidità. Se, invece, il recupero è di ⅔ vengono revocati gli aiuti.
Come si calcola?
Per poter sapere a quanto ammonta l’importo della pensione di inabilità devono essere effettuati dei calcoli paragonabili a quelli utilizzati per la pensione della vecchiaia, ovvero deve essere usato il sistema misto o contributivo in relazione ai contributi maturati. Bisogna aggiungere che gli inabili al lavoro hanno diritto a un “bonus contributivo”, che tiene in considerazione gli anni che intercorrono tra la richiesta e il compimento dei 60 anni, il quale è identico sia per gli uomini che per le donne. Il limite massimo è riconducibile a 40 anni di contributi.