Lavori in Quota: quali sono e quali norme si devono seguire
I lavori in quota possono essere molto rischiosi: ecco perché la normativa, nel fissare specifici requisiti, indica con precisione quali sono i dispositivi e le misure di sicurezza da adottare.
Non è certo una novità: i lavori in alta quota e quelli svolti nei cosiddetti ambienti o spazi confinati possono essere molto pericolosi.
Secondo quanto diffuso dall’Inail, si stima che il maggior numero degli eventi infortunistici con esiti mortali occorre in seguito ad una caduta dall’alto, e che quasi un incidente su cinque (grave o, addirittura fatale) sia causato da lavori in quota svolti ignorando le disposizioni di sicurezza.
Per questo motivo è essenziale – tanto per i datori di lavoro quanto per gli operatori in servizio – conoscere i lavori in quota e saperne prevenire i rischi specifici, e, in particolare, il rischio di caduta dall’alto.
Quindi, di seguito, introduciamo una definizione dei lavori in quota in base alle attuali disposizioni normative, un’analisi sui principali rischi correlati alle attività lavorative in quota e dei dispositivi di sicurezza individuale da adottare e, infine, una rapida panoramica della normativa a riguardo.
Lavori in quota: quali sono
Per definire con precisione quali sono i lavori in quota occorre rifarsi alle leggi vigenti: in particolare il Testo unico sulla sicurezza sul lavoro, vale a dire il decreto 81/08, che disciplina tutti gli aspetti concernenti la sicurezza e la salute dei lavoratori, e alle loro interpretazioni fornite dalla Corte di Cassazione in diverse sentenze.
Ai sensi dell’art.107, comma 1 del D.lgs. 81/08, viene definito lavoro in quota qualsiasi attività lavorativa che espone il lavoratore a rischio caduta da una quota posta ad altezza superiore a 2 m rispetto ad un piano stabile.
In linea di massima, quindi, possiamo dire che sono considerabili lavori in quota quelli eseguiti a un’altezza superiore ai 2 metri.
In precedenza, era dubbio se questa altezza dovesse essere misurata a partire dal piano di calpestio (termine tecnico con cui si indica il suolo) oppure dal livello delle braccia del lavoratore che esegue propriamente il lavoro, mentre, oggi, il Testo unico chiarisce (all’articolo 107 sopra citato) che tale altezza va intesa “rispetto a un piano stabile” (terreno, pavimento, tetto, ponteggi, piattaforme di accesso e così via).
Di conseguenza, i lavori in quota sono tutti quelli che includano mansioni e lavorazioni che vengano svolte, anche solo temporaneamente, a un’altezza superiore ai 2 metri dal piano.
Nella maggior parte dei casi si tratta di un lavoro svolto in cantieri edili per costruzioni o ristrutturazioni, ad opera di piccole aziende ed imprese; del resto, è proprio nell’edilizia – senza dubbio, il settore maggiormente interessato da incidenti e infortuni di ogni tipo – che si verifica la maggior parte degli infortuni che coinvolgono i lavoratori in quota),
Criticità dei lavori in quota
I lavori in quota comportano diversi, possibili rischi e pericoli, correlati naturalmente all’altezza, agli eventuali ostacoli presenti e alla mancata adozione di opportune misure di sicurezza o dispositivi di protezione.
Tra i principali incidenti si possono citare:
- la caduta dall’alto, dovuta il più delle volte a una perdita dell’equilibrio da parte del lavoratore. Non è raro che si accompagni all’assenza delle forme di protezione necessarie, o alla loro inadeguata implementazione. Può collegarsi anche allo scontro con ostacoli dovuto al penzolamento in quota;
- la sospensione inerte, che si ha quando il lavoratore perde conoscenza in seguito a caduta o scivolamento e rimane appunto sospeso a mezz’aria, sostenuto dall’imbracatura. Può dar luogo a varie forme di shock anche gravi che colpiscono le funzioni vitali, e richiede dunque che il lavoratore a rischio sia immediatamente riportato a terra in caso di emergenza;
- altre forme di urto o lesione, come impatti, tagli o schiacciamenti, dovuti per lo più a masse cadute dall’alto mentre vengono trasportate a mezzo di gru o strumenti simili.
Tali incidenti possono condurre a molteplici effetti gravi, a partire dalla morte del lavoratore. Si tratta fortunatamente di un caso ormai poco frequente, che avviene soprattutto se si mettono in atto comportamenti e metodi scorretti e poco sicuri.
Può accadere per esempio nel caso in cui il sistema di arresto della caduta non sia ottimale, e quindi non possa distribuire gli effetti della gravità su tutto il peso del corpo del lavoratore, provocando strappi su diverse parti, con effetti deleteri.
Dispositivi di sicurezza e corsi di formazione
Visti i gravi rischi cui viene esposto il lavoratore in quota, è fondamentale adottare i corretti dispositivi di protezione individuale (i cosiddetti DPI) ma anche collettiva (come scale, reti di sicurezza, corrimano e parapetti e così via) sia temporanei che fissi.
La scelta dell’attrezzatura e dei dispositivi di sicurezza più adeguati, in relazione alla circostanza e al rischio spetta al datore di lavoro, che ha l’obbligo di garantire (in tutti i casi, e tanto più per quanto riguarda lavori ad alto rischio come quelli in quota) la tutela di salute e sicurezza per i dipendenti. Nella maggior parte dei casi, è sua la responsabilità penale che deriva da incidenti dovuti a mancanza di DPI.
Tra i principali DPI anticaduta si possono menzionare:
- sistema anticaduta verticale, che comprende una imbracatura anticaduta, un dispositivo anticaduta a slitta, una scala di salita adeguata e assorbitori di energia;
- cordino di aggancio;
- sistema di ancoraggiprovvisorio, anche di sollevamento (p. es. funi e corde);
- dispositividi ancoraggio scorrevoli;
- sistemi di arresto caduta, composti da tre elementi basilari (punti di ancoraggio, sottosistemi di collegamento e imbracature)e completati con dispositivi dotati di guida;
- morsetti;
- guide o linee vita.
Tra le condizioni per il buon uso di questi dispositivi si ricorda che devono essere in conformità con tutte le norme di fabbricazione (UNI EN), dotati di tutta la documentazione informativa e oggetto di manutenzione secondo le istruzioni e le indicazioni del produttore.
Si tratta infatti di DPI di terza categoria, ovvero quelli destinati a proteggere dalle tipologie più serie di rischi lavorativi, ovvero quelli che possono comportare anche la morte.
Anche per questo motivo, dispositivi simili richiedono in tutti i casi una adeguata formazione ed esperienza del lavoratore, che deve essere assicurata dal datore di lavoro mediante enti professionali riconosciuti a livello nazionale, come FRAREG, che eroga appositi corsi (anche sotto forma di “corsi in aula”), come ad esempio il corso di aggiornamento per addetti ai lavori in quota e DPI III° cat.
Le norme da seguire
La normativa da seguire per i lavori in quota è il titolo IV capo II del Testo unico, che fa appunto esplicito riferimento ai lavori in quota.
Dal momento che per la messa a punto di tutte le misure di prevenzione e protezione sul posto di lavoro la responsabilità è del datore di lavoro, è necessario fare riferimento soprattutto all’articolo 111, che stabilisce appunto i suoi obblighi e l’ambito di applicazione della normativa.
Il datore di lavoro, eventualmente coadiuvato dall’RSPP, deve scegliere i DPI più corretti in base alle loro caratteristiche e alle loro dimensioni, adoperando primariamente le misure di protezione collettiva e, solo poi, quelle individuali, e facendo in modo che i dispositivi siano il più adeguati possibile alla tipologia di ambiente e servizi in cui andranno utilizzati.
Egli deve inoltre:
- effettuare la valutazione dei rischi e aggiornarla periodicamente (specie in presenza di condizioni che si possono ripercuotere sulla salute e la sicurezza dei lavoratori, come quella determinata dalla diffusione del Covid-19);
- individuare tecniche e modalità di accesso, movimento e posizionamento in quota;
- disporre l’utilizzo di scalee anche il montaggio di sistemi di sicurezza dei lavori;
- individuare tutte le misure per la prevenzione dagli infortunie la protezione dalle cadute;
- badare alla gestione e al controllo di attrezzaturee protezioni, e alla loro compatibilità;
- assicurare il corretto comportamento e addestramentodegli addetti ai lavori temporanei in quota della sua azienda (anche mediante corsi di sicurezza);
- garantire che i materialie gli impianti utilizzati siano sempre di miglior qualità;
- nominare gli addetti al soccorso, alla sorveglianza, al supporto.