Passaporto vaccinale europeo, il punto della situazione
L’Unione europea sta lavorando per realizzare un passaporto vaccinale, con lo scopo di consentire una sicura circolazione dei cittadini nel suolo europeo, una sorta di lasciapassare digitale di avvenuta vaccinazione che servirà a viaggiare. Ma questo passaporto presenta attualmente varie criticità sia dal punto di vista giuridico che scientifico, fediamo più nel dettaglio questi aspetti.
Il passaporto vaccinale consentirà di comprovare se un cittadino è stato o meno vaccinato contro il coronavirus, e quindi consentire lo spostamento sul territorio europeo in sicurezza ed agilmente. Questo documento prenderà il nome di Digital Green Pass.
L’idea di passaporto vaccinale non esiste solamente a livello europeo, infatti anche a livello nazionale ci sono delle discussioni per l’adozione di un documento simile.
Come mai si è pensato a questo tipo di documento?
Il passaporto vaccinale è stato pensato per poter garantire lo spostamento nel territorio europeo in sicurezza, infatti, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen ha dichiarato su Twitter che “Lo scopo è quello di fornire una prova che la persona sia stata vaccinata, un esito del tampone negativo per chi non ha potuto ancora vaccinarsi o i dati sulla guarigione dal coronavirus”. Garantire spostamenti sicuri è importante in ottica della stagione turistica, e, allo stesso tempo, incentiverebbe anche ad aderire alla campagna vaccinale. Ma la realizzazione di un patentino di immunità è complicata da un punto di vista normativo, costituzionale ed etico.
Dal punto di vista normativo questo documento andrebbe in contrasto con la Carta di Nizza, che garantisce il diritto fondamentale di tutti i cittadini europei a muoversi liberamente in tutti i paesi facenti parte dell’UE. Inoltre, andrebbe adottato una norma in grado di vincolare tutti i Paesi europei, ovvero, un Regolamento e non una Direttiva, in quanto direttamente vincolante senza la necessità di un atto di recepimento a livello nazionale. La Costituzione garantisce il diritto di movimento e libertà, e quindi si dovrebbe bilanciare tale diritto con le esigenze sanitarie, infine dal punto di vista etico, in quanto chi lo riceve potrà viaggiare senza problemi, gli altri dovranno fare tamponi e quarantene senza contare della possibilità per ogni stato di decidere di bloccare le frontiere ai non vaccinati.
La vicepresidente dell’Autorità Garante per la privacy, Ginevra Cerrina Feroni, ha dichiarato che sono numerosi gli aspetti da valutare prima di adottare il Passaporto Vaccinale, infatti andrebbe preso in considerazione, ad esempio, la diversa velocità del virus in Europa. La vicepresidente dichiara che è necessario valutare anche il problema legato alle persone che non si possono vaccinare per patologie pregresse che potrebbero peggiorare con il farmaco. Inoltre, a livello sanitario, con il vaccino non abbiamo una immunità al 100% e quindi non è possibile escludere che ci si è vaccinato non possa trasmettere il virus ad altre persone.
Infine, c’è l’aspetto legato alla privacy: il vicepresidente dell’Autorità Garante sostiene che a livello nazionale non si potranno introdurre pass vaccinali per accedere ad esempio nei ristoranti, nei cinema ecc, senza una opportuna legge nazionale, perché si avrebbe una limitazione dei diritti dei cittadini illegittima. La vicepresidente Feroni non esclude del tutto la possibilità di introdurre un controllo preventivo per accedere all’interno dei locali, simile a quello che avviene tramite i termometri laser, attraverso ad esempio dei test rapidi.
Il rischio di discriminazioni a seguito dell’introduzione del passaporto vaccinale è alto, ma dobbiamo far lavorare prima le Istituzioni competenti e poi commenteremo le loro azioni.