Rischio biologico negli archivi
Negli Istituti scolastici sono sempre presente archivi che datano diversi anni, per questo abbiamo voluto approfondire i rischi collegati alla conservazione della carta.
L’aerobiologia studia la qualità dell’aria dal punto di vista biologico. Nel campo dei beni culturali esistono diverse modalità di conservazione che si ripercuotono sulla natura del particolato aerobiologico.
Le polveri presenti sui beni conservati e quelle generate da manutenzioni e movimentazioni possono essere veicolo di agenti biologici che portano al deterioramento dei beni stessi e a pericoli per la salute degli operatori.
In queste polveri possono essere presenti pollini, batteri, lieviti, spore, uova di insetti, virus. Le condizioni microclimatiche favorevoli per lo sviluppo di inquinanti biologici, determinandone un’accelerazione del metabolismo, sono una temperatura maggiore di 20°C e un’umidità relativa maggiore di 65%. Per la germinazione delle spore è fondamentale la presenza di acqua. Le condizioni per l’ottimale conservazione dei beni sono indicate nella norma UNI 10586/99.
Archivi e biblioteche sono sovraccarichi di materiali cartacei provocando l’accumulo di grandi quantità di polveri. Diversi microfunghi saprofiti possono provocare allergie e le micotossine di alcune specie possono causare micotossicosi acute o croniche.
Il D.lgs 626/94 salvaguarda la salute dei lavoratori, ma non cita valori limite per la presenza di spore (cita come unica specie pericolosa l’Aspergillus Fumigatus); i valori riportati nel D.L. n. 112/1998 Art. 150 comma 6 fanno riferimento a normative di stati esteri.
La “sindrome dell’edificio malato”(Sbs) descrive situazioni in cui gli occupanti di un edificio possono lamentare disturbi solo quando sono all’interno di un edificio. Questo disturbo può essere limitato garantendo un’adeguata ventilazione.
La “malattia correlata ad un edificio” (Bri) è causata da determinati inquinanti presenti in sospensione in un ambiente chiuso; i sintomi sono tosse, febbre, brividi, dolori muscolari. Una cattiva qualità dell’aria contribuisce al peggioramento dei sintomi o può esserne un fattore scatenante.
Per rendere gli ambienti lavorativi più sicuri devono essere considerate le proprietà degli agenti biologici, il tipo e la durata dell’esposizione, le precauzioni da adottare.
L’azione di questi agenti sui beni e l’azione allergica, infettiva o tossica sull’uomo rappresentano due problematiche che devono essere affrontate in sinergia.
Nell’ambito della tutela dei beni culturali sono attive diverse professionalità che si occupano del controllo e gestione degli ambienti di conservazione con diversi compiti:
Valutazione della qualità dell’aria confinata (ricerca di inquinanti chimici-biologici e controllo della ventilazione per ridurre la formazione della condensa)
Spolveratura periodica manuale o meccanica
Sistemazione di arredi e contenitori idonei (secondo la norma UNI 10586: 1987).
Per migliorare le condizioni di lavoro è necessario l’utilizzo di DPI (guanti, occhiali e mascherine) e una formazione adeguata sui rischi connessi all’attività di lavoro svolta.