Naspo Antincendio e Idranti: Cosa sono, Come Usare e Differenze
I naspi antincendio sono molto diversi rispetto a un idrante a muro o esterno, in modo analogo in confronto anche a un estintore e altri accessori utilizzati nel contrasto degli incendi.
La differenza non consiste appena nell’aspetto pratico dell’installazione e dell’utilizzo, ma anche nei casi specifici in cui vanno utilizzati questi dispositivi.
Ecco tutte le informazioni su naspi e idranti, per conoscere quali sono le loro caratteristiche, come vanno usati e in quali circostanze è opportuno sfruttare gli uni anziché gli altri.
Idranti UNI 45: in quali casi usarli?
Gli idranti sono i mezzi di primo intervento che vengono utilizzati per spegnere un incendio. Si possono classificare in tre diverse tipologie:
- idranti a muro;
- idranti a colonna soprasuolo;
- idranti sottosuolo.
Gli idranti a muro sono costituiti da una cassetta, contenente un rubinetto e protetta da un vetro o uno schermo frangibile in plastica per evitare che vi entri la sporcizia, una tubazione flessibile (manichetta) e da una lancia di erogazione. Sulle dimensioni di cassette, manichette e lance ci può essere una grande varietà di opzioni, secondo quanto previsto dalla norma UNI di riferimento.
In particolare, i modelli di idrante UNI 45 sono caratterizzati da una tubazione con un diametro interno pari a 45 mm. Si tratta di una misura importante, che serve per definire gli accessori compatibili, ad esempio l’abbinamento tra l’idrante e la manichetta.
Un aspetto fondamentale è che l’idrante resista al collaudo e che corrisponda a tutte le caratteristiche tecniche richieste dalla normativa (per esempio quelle sulla regolazione dell’attacco, sulla disposizione lungo la parete in caso di incasso necessario, sui raccordi, sull’attacco e sulla portata).
L’alimentazione idrica avviene normalmente dall’acquedotto comunale. È fondamentale garantire sempre l’accesso alla rete idrica, senza il quale l’idrante sarebbe inutile, verificando periodicamente che il collegamento sia funzionante e non presenti problematiche.
Gli idranti sono molto efficaci contro gli incendi, ma devono essere usati solamente in caso di incendi di materiali solidi (cioè fuochi di classe A), poiché presentano hanno alcune controindicazioni nel caso vengano utilizzati su altri materiali:
- se utilizzati su fuochi di classe B (liquidi) non spengono l’incendio, ma provocano spesso lo spargimento del liquido in fiamme aggravando la situazione;
- su fuochi di classe C (gassosi) di solito non sortiscono alcun effetto;
- su fuochi di classe D (metalli) l’acqua è estremamente pericolosa, perché l’elevato calore prodotto dalla combustione può provocare la scissione dell’acqua in ossigeno e idrogeno. Come è noto l’ossigeno è il principale comburente di un incendio, mentre l’idrogeno è altamente infiammabile ed esplosivo;
- su fuochi di classe E (apparecchiature elettriche) l’acqua non va usata perché è un conduttore, quindi l’operatore corre seriamente il rischio di folgorarsi.
Qual è la condizione sempre necessaria per utilizzare un idrante?
Gli idranti vanno utilizzati solo su incendi di materiali solidi, dopo aver staccato la tensione all’area interessata.
Tutto ciò non si applica nel caso di idranti a schiuma (o con sistema misto di acqua e schiuma), dispositivi progettati appositamente per rispondere ad altre tipologie di incendio.
Si tratta di idranti spesso molto ingombranti e costosi, non disponibili in tutti i tipi di edifici o attività, per questo nel dubbio è sempre meglio evitare di utilizzare gli idranti per fuochi non di classe A.
Come si usa un idrante UNI 45
Per utilizzare un idrante UNI 45 in modo corretto occorre seguire la seguente procedura:
- assicurarsi che sia stato staccato l’interruttore elettrico generale il gruppo di continuità e l’eventuale impianto fotovoltaico;
- rompere il vetro (o lo schermo di plastica);
- srotolare tutta la manichetta per terra, senza curve strette, e impugnare la lancia;
- aprire il rubinetto, se necessario con l’assistenza di una seconda persona mentre la prima tiene la lancia e si dirige in direzione del fuoco;
- Se all’esterno, dirigersi sopra vento rispetto all’incendio, in modo da non essere colpiti dal fumo e dal calore;
- bagnare la base delle fiamme ed eventualmente anche i materiali circostanti, per impedire che prendano fuoco;
- fare attenzione a che il getto d’acqua in pressione non sparga il materiale che brucia, eventualmente dirigendo il getto sulle fiamme indirettamente o da lontano;
- può essere utile utilizzare più idranti contemporaneamente, attaccando il fuoco da diverse direzioni, ma occorre ricordarsi di posizionarsi correttamente e mai uno di fronte all’altro;
- interrompere l’erogazione solo quando si è sicuri che non ci siano più materiali accesi;
- al termine dell’intervento bisogna lasciare asciugare la manichetta, poi quando è asciutta va arrotolata in doppio, reinserita all’interno della cassetta e attaccata al rubinetto ed alla lancia.
La differenza tra idranti UNI 45 e UNI 70
Gli idranti a muro sono identificati in base alla misura nominale dell’attacco espressa in millimetri. I modelli UNI 45 hanno un attacco da 45 mm, mentre quelli UNI 70 sono dotati di un attacco da 70 mm. I due sistemi sono incompatibili tra loro ma esistono degli adattatori che permettono di utilizzare manichette UNI 45 su idranti da 70 e viceversa.
Un’altra differenza tra idranti UNI 45 e UNI 70 risiede nel tipo di utilizzo. Mentre i modelli UNI 45 sono usati spesso in ambienti interni, gli idranti UNI 70 vengono installati con frequenza nelle colonnine antincendio per gli idranti soprasuolo, con un apposito attacco per la motopompa per l’utilizzo da parte dei Vigili del Fuoco.
A differenza degli idranti UNI 45 che vengono montati in apposite cassette in acciaio, all’interno delle quali sono presenti la manichetta, gli accessori e la lancia, gli idranti esterni UNI 70 devono essere posizionati in prossimità delle colonnine in ghisa soprasuolo o sottosuolo.
Ovviasmante la quantità di acqua erogata sarà maggiorne da un idrante da 70 piuttosto che da uno da 45
Cosa sono i naspi UNI 25
I naspi vengono utilizzati per le attività a minor rischio, costituendo un’alternativa agli idranti rispetto ai quali hanno infatti prestazioni inferiori.
Sono costituiti da un tubo semirigido (del diametro di 25 mm) avvolto su una bobina rotante inserita in una cassetta dotata di schermo di protezione. Il tubo termina con una lancia che è dotata di rubinetto (valvola a saracinesca).
La lastra di protezione deve essere costruita in modo tale da poter essere frangibile con facilità in caso di emergenza, senza causare danni collaterali a cose o persone. Anche la cassetta deve essere a norma e non presentare, per esempio, difficoltà di apertura o blocchi.
I naspi UNI 25, essendo impianti ad acqua, hanno le medesime controindicazioni degli idranti UNI 45: vanno bene solo sugli incendi di Classe A, mentre sono inadatti sugli altri tipi di incendio.
Anche i naspi vanno utilizzati appena su incendi di materiali solidi dopo aver staccato la tensione dall’area interessata.
Come usare i naspi dell’impianto antincendio
Per usare i naspi UNI 25 occorre seguire la seguente procedura:
- assicurarsi che sia stato staccato l’interruttore elettrico generale e il gruppo di continuità e l’eventuale impianto fotovoltaico;
- aprire la cassetta
- ;
- aprire il rubinetto posto sulla tubazione dell’acqua;
- afferrare la lancia e dirigersi verso l’incendio, in quanto quando la bobina si mette a ruotare la manichetta di srotola da sola;
- nel caso, dirigersi sopra vento rispetto all’incendio, in modo da non essere colpiti dal fumo e dal calore;
- aprire il rubinetto posto sulla lancia e bagnare la base delle fiamme, eventualmente anche i materiali circostanti per impedire che prendano fuoco;
- può essere utile utilizzare più naspi contemporaneamente, attaccando il fuoco da diverse direzioni, ma occorre ricordarsi di posizionarsi correttamente;
- interrompere l’erogazione solo quando si è sicuri che non ci siano più materiali accesi.
Al termine dell’intervento bisogna chiudere il rubinetto posto sulla tubazione principale, svuotare la manichetta e ruotare la bobina per avvoltolarvi la manichetta.
Una rete antincendio con naspi è un impianto manuale
Possiamo dunque dire che, sebbene abbiano delle tubazioni di diversa lunghezza, entrambi sono paragonabili agli idranti a muro. Sono delle attrezzature che, insieme a dispositivi quali gli estintori, rappresentano delle componenti necessarie in caso di emergenza: la norma prevede infatti che devono essere installati.
Nonostante la prevenzione e la manutenzione effettuata (va fatto un controllo periodico), questa tipologia di reti idranti presenti nel soprasuolo non è sempre sufficiente a spegnere un incendio senza il supporto dei vigili del fuoco.
Non bisogna poi trascurare alcuni accorgimenti riguardo il posizionamento degli idranti e dei naspi, in quanto devono essere installati in prossimità delle uscite di emergenza, senza ostacolare l’uscita e in una posizione ben visibile e facilmente raggiungibile.
Ricordiamo infine l’importanza della valvola d’intercettazione, il dispositivo che consente di escludere una parte dell’impianto senza metterlo interamente fuori servizio.
Lo scopo di queste valvole è quello di facilitare la manutenzione o l’eventuale modifica dell’impianto antincendio: di conseguenza, la loro installazione dovrebbe essere effettuata con la massima cura, così come il loro blocco (quando non devono essere utilizzate) e la loro semplicità di individuazione.