La componente biologica nell’aria nelle palestre
La composizione microbica delle palestre è, in prima istanza, influenzata dallo stato di salute, dalle abitudini e dalle attività di chi vi soggiorna e può rappresentare un potenziale veicolo di diffusione di microrganismi.
In generale, infatti, condizioni di sovraffollamento, cattiva ventilazione e scarso ricambio di aria favoriscono la trasmissione di malattie infettive. Nelle palestre, se si escludono le discipline sportive che implicano stretto contatto fisico tra sportivi, per le quali la trasmissione delle malattie sona può avvenire per contatto diretto tra persona e persona (infezioni cutanee e, più raramente, infezioni trasmesse attraverso il sangue), la trasmissione di patologie a carattere infettivo è soprattutto di tipo indiretto e può avvenire attraverso l’inalazione di goccioline aerodisperse. D’altra parte, l’aumentata ventilazione polmonare legata alla pratica degli esercizi fisici massimizza, nel circoscritto spazio delle palestre, l’esposizione e l’inalazione di aerosol derivante da liquidi biologici.
Indicato con il termine di bioaerosol, il particolato di origine biologica presente nell’aria degli ambienti indoor, è un potenziale fattore di rischio per la salute. Oltre che da cellule viventi, quali batteri, virus, protozoi, miceli e spore fungine, esso può essere costituito da polline, escrementi o frammenti di insetti, scaglie di pelle o peli di mammiferi o altri componenti, residui o prodotti di organismi quali endotossine o micotossine, responsabili di allergopatie.
Molti batteri diffusi dal corpo umano sono trasportati su scaglie di pelle e probabilmente alcune di essi restano vitali durante la loro residenza in aria, in quanto si adattano alle condizioni di disidratazione e sono protetti dal substrato di origine. La vitalità, ovvero la capacità di riprodursi e svolgere attività metabolica, è un requisito essenziale nella capacità di un agente microbico di causare infezioni invasive del tratto respiratorio; d’altra parte, qualora la vitalità e l’integrità cellulare siano compromesse, le cellule microbiche possono ancora svolgere un’azione nociva attraverso la liberazione nell’ambiente di residui o prodotti metabolici, quali le endotossine batteriche, lipopolisaccaridi specifici della parete cellulare dei batteri gram-negativi.
La presenza di funghi negli spazi indoor è associata, oltre che a perdite e ristagno di acqua da impianti idraulici, prevalentemente alle condizioni di umidità relativa, i cui valori utili a limitarne lo sviluppo sono intorno al 50%.
Attività allergenica può manifestarsi anche per la presenza di particolato biologico costituito da cellule algali, escrementi di acari (prevalentemente appartenenti alla famiglia Pyroglyphidae, genere Dermatophagoides), frammenti di materiali originati da artropodi e mammiferi o uccelli. Condizioni di esposizione ad allergeni possono anche derivare dalla presenza di impianti centralizzati di climatizzazione dell’aria negli ambienti confinati, così come nelle palestre.
Gli impianti, in situazioni di scarsa manutenzione, possono diventare siti di diffusione di microrganismi anche patogeni. In questi casi, l’inalazione delle microgoccioline (droplet) generate nell’esercizio dell’impianto può costituire un rischio potenziale per la salute degli individui che frequentano la struttura.
Un punto critico di esposizione ad aerosol contaminati negli impianti sportivi è rappresentato dalle docce dei servizi igienici. In queste strutture, il riscaldamento dell’acqua avviene mediante impianti centralizzati che possono facilmente essere colonizzati da microrganismi che contribuiscono alla formazione di biofilm nelle tubature. Indagini effettuate dagli autori hanno messo in evidenza, nell’acqua e nei biofilm delle docce di impianti sportivi, la presenza di microrganismi appartenenti al genere Legionella. Nelle tubature dell’impianto, le condizioni di oligotrofia delle acque, le temperature elevate, la presenza di ferro, la scarsa concentrazione di flora batterica interferente e la presenza di microrganismi vettori resistenti ai disinfettanti ne possono favorire la sopravvivenza e la moltiplicazione.