CSR e Commercio equo e solidale
La regolazione italiana per il commercio equo è caratterizzata dalla presenza di due importatori principali: CTM (Cooperazione Terzo Mondo), che è il più grande e Commercio Alternativo, fondato nel 1992. Altri importatori più piccoli come la RAM – Robe dell’Altro Mondo e Equomercato o lavorano indipendentemente o in collaborazione con uno dei due importatori principali. Ci sono oltre 200 Negozi del Mondo in Italia, un numero che si è quasi raddoppiato durante gli scorsi quattro anni. I Negozi del Mondo sono rappresentati da un’associazione nazionale (Associazione Botteghe del Commercio Equo e Solidale Italia), di cui la maggior parte dei Negozi del Mondo italiani sono membri. Un’iniziativa identificante, TransFair Italia, fu stabilita nel 1994 da alcune delle maggiori NGOs, associazioni di consumatori ed organizzazioni di commercio equo (Associazione dei Negozi del Mondo, CTM, Commercio Alternativo, RAM, Equomercato) ed altre organizzazioni che rappresentano la società civile, quale il Pax Christi, ARCI, ACLI. Attualmente il 90% delle attività sono focalizzate sul caffè, distribuito da 5 licenziatari, ma il tè recentemente è stato introdotto come prodotto recentemente identificato.
Ci sono più di 1.000 punti vendita di prodotti del commercio equo e, anche se la maggior parte del giro d’affari è realizzato attraverso la rete dei Negozi del Mondo, alcuni negozi commerciali ed alcune catene di supermercati sono importanti punti di vendita al dettaglio. Le organizzazioni d’importazione e la rete dei Negozi del Mondo complessivamente impiega più di 125 persone.
Un ruolo importante viene svolto da una banca alternativa di risparmio, strutturata sotto forma d’una cooperativa di finanziamento, CTM-MAG, che assegna i prestiti, principalmente alle organizzazioni del commercio equo in Italia ed all’estero.
C’è una buona accoglienza della stampa sulla questione del commercio equo, che ha attratto finora l’attenzione dei mezzi più progressivi, per la natura innovativa del commercio etico. Il Parlamento nazionale, seguendo molti consigli locali e assemblee regionali, ha adottato il caffè del commercio equo come bevanda ufficiale.
Grande enfasi è stata posta nella produzione del materiale informativo, che è stato considerato come parte dell’attività commerciale. CTM produce un bollettino bimestrale con varie documentazioni sui produttori e sui prodotti. Le visite ai produttori danno l’opportunità alle persone che lavorano nei Negozi del Mondo ed ai consumatori di stabilire un contatto più diretto con la realtà del commercio con il Sud. Nel 1997, una campagna di prodotto-specifico è stata organizzata per la prima volta sul cacao, in coordinamento con altre organizzazioni europee. Mercato per il commercio equo.
Il giro d’affari al dettaglio globale è stato valutato a circa 13 milioni di ECU nel 1996, di cui 9 milioni sono stati rappresentati da CTM (comprendenti prodotti identificati con il marchio TransFair). Quasi il 90% dei prodotti importati da CTM sono distribuiti attraverso la rete dei Negozi del Mondo, che inoltre vendono come grossisti ad altri rivenditori commerciali (magazzini e negozi di alimenti integrali) così come a gruppi informali nella zona geografica di appartenenza.
Le principali categorie produttive sono il cibo: caffè, tè, miele, cacao, cioccolato, nocciole secche, spezie, zucchero di canna, frutte secche e marmellate di frutta esotica ; e l’artigianato: decorazioni, mobili, sacchetti e contenitori, abbigliamento. Il cibo partecipa con circa il 60% al giro d’affari globale, di cui il 25% del totale è caffè, mentre il non-alimentare rappresenta il 40%.
I prezzi dei prodotti del commercio equo non variano notevolmente dai loro comcorrenti tradizionali (specialmente per il caffè e il miele). Sembra che i consumatori italiani siano ancora poco informati sul commercio equo e sula differenza fra commercio tradizionale e commercio equo. Nel 1994, circa il 15% dei consumatori era informato sulla questione del commercio equo. Nel 1996 la percentuale della gente che vuole comprare prodotti del commercio equo (particolarmente caffè) era aumentato a 25%. I consumatori inoltre sarebbero disposti a pagare un po’ in più i prodotti che sono ‘eticamente sani’.
Sembra che essi comprino soprattutto per l’alta qualità dei prodotti del commercio equo (26%) e per la loro originalità (17%). Un ostacolo ad un ulteriore sviluppo del commercio equo in Italia è l’insufficiente disponibilità dei prodotti del commercio equo per il consumatore nel mercato tradizionale. La rete dei Negozi del Mondo non ha ancora raggiunto la maggior parte dei consumatori ed ancora è concentrato pricipalmente nella parte settentrionale del paese. Secondo un’indagine recente del mercato, il 60% dei clienti dei Negozi del Mondo sono donne, nel range di età di 20-45 e il 20% di loro hanno un titolo universitario mentre 36% hanno almeno una formazione secondaria. Il 73% dei clienti del negozio del mondo preferiscono i supermercati per il regolare acquisto dei prodotti alimentari. La maggior parte dei clienti dei negozi del mondo sono clienti regolari.
La percentuale del mercato del commercio equo di caffè è soltanto dello 0.1% ma si pensa che aumenterà considerevolmente a seguito dell’introduzione delle initiative identificanti. Lo spettacolare sviluppo nel giro d’affari di CTM avuto all’inizio della decade ora sta rallentando, anche se il tasso di crescita è ancora superiore al 10% all’anno. Il potenziale del mercato del commercio equo non sembra essere ancora completamente sfruttato e maggiori sviluppi sono previsti a seguito dell’istituzione dell’iniziativa di identificazione.