L’ambiente marino
Le condizioni generali dell’ambiente marino sono peggiorate molto più rapidamente del previsto in questi ultimi decenni. Gli oceani e i mari europei sono ora in grave pericolo, dal momento che devono affrontare numerosi problemi: dall’inquinamento al cambiamento climatico, alla pesca incontrollata.
Le conseguenze ambientali, economiche e sociali dei danni inferti all’ambiente marino sono sempre più evidenti.
I mari e gli oceani sono risorse naturali di inestimabile valore, ma in assenza di una tutela adeguata non possono esprimere appieno il loro potenziale economico. La Commissione europea sta elaborando una strategia onnicomprensiva per la protezione dell’ambiente marino che consenta alle generazioni presenti e future di avere mari sicuri, puliti, sani e produttivi, veri serbatoi di vita e biodiversità.
L’ambiente marino è una delle risorse più preziose dell’umanità. Gli oceani e i mari coprono il 71% della superficie terrestre e sono la principale fonte di biodiversità, dal momento che formano il 90% della biosfera. Gli ecosistemi marini influenzano in modo determinante il clima e la meteorologia e contribuiscono alla prosperità economica, al benessere sociale e alla qualità della vita, oltre ad essere letteralmente essenziali per la sopravvivenza delle comunità costiere.
Eppure, questo ambiente fondamentale è seriamente minacciato. La rapidità del degrado della biodiversità e degli habitat, il livello della contaminazione da sostanze pericolose e le conseguenze del cambiamento climatico sono alcuni dei segnali d’allarme più visibili. L’Atlantico nordorientale, il mar Mediterraneo e il mar Nero sono tre delle sette regioni marine mondiali in cui le riserve ittiche hanno maggior bisogno di essere reintegrate. Si stima inoltre che l’ecologia marina dell’area baltica abbia subito un danno quasi irreparabile.
Impatto economico
La minaccia alla salute dei nostri oceani proviene da molte direzioni: la pesca commerciale, l’esplorazione delle riserve di petrolio e di gas, la navigazione, lo sviluppo costiero, il turismo, il dragaggio di sabbia e ghiaia e il dannoso effetto a catena delle attività legate alla terra, come l’agricoltura e l’industria manifatturiera.
Il deterioramento dell’ambiente marino e l’erosione del suo capitale ecologico mettono a rischio la capacità di sostentamento che molti settori dell’economia, dal turismo alla pesca, traggono dal mare. Se non si affrontano questi problemi, l’industria marittima non sarà in grado di contribuire appieno al conseguimento dell’obiettivo generale comunitario di favorire la crescita economica e la creazione di nuovi posti di lavoro attraverso la competitività.
Un approccio olistico
I provvedimenti tesi a proteggere l’ambiente marino non sono cosa nuova. Troppo spesso, però, vengono introdotti isolatamente, prendendo in considerazione le priorità di un’unica area politica (che si tratti di trasporti, pesca o altro) senza valutarne completamente l’impatto trasversale e senza dare il giusto peso a tutti i settori in gioco. In altri casi sono invece le barriere geopolitiche, nazionali o amministrative a porre limiti alle iniziative e ad impedire l’adozione di un approccio globale ed efficace ai problemi dei mari, che, evidentemente, non conoscono frontiere.
La Commissione è al lavoro per colmare tali lacune con lo sviluppo di un approccio coerente e olistico nei confronti delle politiche esistenti a livello nazionale, internazionale ed europeo. In questo modo, si intende tutelare e, dove possibile, ripristinare la biodiversità marina e gli ecosistemi, dando loro il tempo e lo spazio per tornare a essere pienamente vitali. Questa iniziativa apporterà un contributo diretto alla più ampia politica marittima comunitaria, attualmente in fase di elaborazione alla Commissione europea, volta a dare vita a un’economia marittima dinamica e rispettosa dell’ambiente marino.
Il nucleo della strategia è la convinzione che l’ambiente marino debba essere gestito non secondo i confini amministrativi, come accade ora, ma sulla base di aree marine specifiche da definire per mezzo di criteri ecologici. L’attuazione di questo innovativo approccio dovrebbe essere abbastanza decentralizzata da consentire alle politiche di adeguarsi alle diverse situazioni che possono presentarsi nelle acque europee e limitrofe.
L’esperienza insegna
La cooperazione sarà la chiave di questa nuova strategia. Saranno infatti coinvolti diversi attori a livello europeo e i paesi terzi bagnati dagli stessi mari che toccano le coste degli Stati membri dell’UE. Il principale strumento di collaborazione con i paesi limitrofi sarà costituito dalle convenzioni e dalle commissioni regionali che già si occupano della tutela dei mari regionali europei. Con oltre 30 anni di attività alle spalle, esse sono una fonte preziosa di conoscenze ed esperienza pratica da cui l’UE può attingere a piene mani.
Per centrare i propri obiettivi, la strategia potrà anche avvalersi della legislazione ambientale in vigore, e in particolare delle misure tese al miglioramento della qualità dell’acqua. Il fatto che l’80% dell’inquinamento marino sia conseguenza delle attività legate alla terra, ribadisce l’importanza dell’attenzione alle necessità dei mari nelle politiche settoriali in materia di agricoltura, trasporti, industria e sviluppo regionale. La pesca e la cooperazione dell’UE con i paesi in via di sviluppo sono altre aree in cui, evidentemente, la protezione dell’ambiente marino avrà estremo rilievo.
Perché la strategia abbia successo, si dovrà dedicare particolare attenzione alla riduzione delle lacune culturali in materia di mari e oceani: le numerose informazioni a disposizione sono infatti geograficamente incompatibili e non sempre coerenti. Per rimediare a questa situazione è dunque necessario un nuovo approccio alla valutazione e al monitoraggio marino. L’armonizzazione e la condivisione di informazioni, insieme a ricerche mirate nei settori in cui la conoscenza del mare è ancora ridotta, consentirebbero ai responsabili politici di decidere sulla base di dati certi.
Strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2030
Nel dicembre 2019 i ministri UE dell’Ambiente hanno invitato la Commissione a elaborare una strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030 ambiziosa, realistica e coerente quale elemento centrale del Green Deal europeo.
Il 20 maggio 2020 la Commissione ha adottato una proposta di strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030. L’obiettivo della strategia è riportare la biodiversità in Europa su un percorso di ripresa entro il 2030, con conseguenti benefici per le persone, il clima e il pianeta. Le principali azioni da realizzare entro il 2030 comprendono:
- la creazione di zone protette per almeno il 30% delle terre e dei mari in Europa, sulla base delle aree Natura 2000 esistenti
- il ripristino degli ecosistemi degradati in tutta l’UE entro il 2030 attraverso una serie di azioni e impegni concreti, tra cui la riduzione dell’uso e del rischio dei pesticidi del 50% entro il 2030 e l’impianto di 3 miliardi di alberi
- lo sblocco di 20 miliardi di EUR l’anno per la biodiversità tramite i fondi dell’UE e finanziamenti nazionali e privati
- la leadership a livello mondiale tramite l’esempio di un ambizioso quadro globale per la biodiversità
La strategia getta le basi per il contributo dell’UE al prossimo quadro globale per la biodiversità delle Nazioni Unite che sarà discusso alla conferenza delle parti della convenzione sulla diversità biologica nel 2021.
Presentata dalla Commissione come politica complementare alla strategia sulla biodiversità, la strategia “Dal produttore al consumatore” traccia il percorso verso un sistema alimentare più sostenibile. Le due strategie condividono molteplici obiettivi e traguardi, ad esempio per quanto riguarda la riduzione dell’uso di pesticidi e fertilizzanti, il ripristino dei terreni agricoli e la gestione delle risorse idriche.