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Legittimo Interesse: cos’è e come funziona

Uno dei pilastri su cui si fonda il trattamento dei dati personali nell’ambito del GDPR è il c.d. “legittimo interesse”, base giuridica disciplinata all’interno dell’art. 6, paragrafo 1, lett.f) che afferma come “il trattamento è necessario per il perseguimento del legittimo interesse del titolare del trattamento o di terzi, a condizione che non prevalgano gli interessi o i diritti e le libertà fondamentali dell’interessato che richiedono la protezione dei dati personali, in particolare se l’interessato è un minore”.

Questa base giuridica, pur offrendo alle organizzazioni una certa flessibilità nell’esercizio delle loro attività, impone loro l’obbligo di effettuare una ponderata valutazione dei diritti e delle libertà degli interessati. L’EDPB, nelle recenti Linee guida n.1/2024, fornisce infatti indicazioni fondamentali per un’interpretazione e un’applicazione corrette di tale concetto.

Cos’è il legittimo interesse

In primo luogo, l’European Data Protection Board ricorda che il GDPR non ha stabilito alcuna gerarchia tra le diverse basi giuridiche previste dall’art. 6 e che, pertanto, il legittimo interesse non deve essere utilizzato/trattato come l’ultima risorsa per situazioni rare o inaspettate nelle quali non possono essere utilizzate altre basi giuridiche.

Anzi, Il legittimo interesse è una base giuridica versatile, applicabile a molteplici scenari, dal marketing alla sicurezza informatica. Tuttavia, l’invocazione del legittimo interesse presuppone il superamento di un rigoroso test di bilanciamento, volto ad accertare che gli interessi del titolare del trattamento non prevalgano sui diritti e le libertà fondamentali dell’interessato.

L’EDPB sottolinea dunque che affinché il trattamento dei dati personali si possa basare su tale base giuridica è necessario che vengano soddisfatte le seguenti 2 condizioni cumulative.

In primo luogo, le libertà fondamentali o i diritti degli interessati non devono prevalere sul legittimo interesse del Titolare del trattamento (o di un terzo). Tale condizione, che richiede necessariamente un bilanciamento dei diritti e degli interessi contrapposti, andrà valutata caso per caso. Essa dovrà essere condotta tenendo conto, pertanto, di una molteplicità di fattori, tra cui:

  • Natura dei dati: La sensibilità dei dati trattati incide direttamente sul livello di protezione richiesto.
  • Contesto del trattamento: La portata del trattamento, la quantità di dati, lo status delle parti e altri elementi contestuali influenzano il bilanciamento.
  • Conseguenze per l’interessato: Le potenziali ripercussioni del trattamento, come decisioni automatizzate, discriminazioni o danni reputazionali, devono essere attentamente valutate.
  • Aspettative dell’interessato: Le ragionevoli aspettative dell’interessato, in base alla sua relazione con il titolare, costituiscono un elemento fondamentale del bilanciamento.

In secondo luogo c’è il perseguimento di un interesse legittimo del Titolare del trattamento (o di un terzo). Il concetto di interesse in questo caso è da intendersi quale vantaggio più ampio che un titolare del trattamento (o un terzo) può avere nell’intraprendere una specifica attività di trattamento. A tal fine l’azienda deve dimostrare che:

a)     l’interesse è articolato in modo chiaro e preciso al fine di garantire che sia adeguatamente bilanciato con gli interessi e libertà fondamentali dell’interessato;

b)    che sia reale e presente al momento del trattamento dei dati personali richiesti;

c)     che ovviamente sia legittimo e dunque non contrario al diritto comunitario o nazionale

d)    Necessità di trattare i dati personali ai fini dei legittimi interessi perseguiti: Il principio di “necessità” è strettamente legato al principio di minimizzazione dei dati. Questo significa che l’azienda deve raccogliere e trattare solo i dati strettamente necessari per raggiungere il suo obiettivo, evitando di raccogliere dati in eccesso.

Esempi Pratici di Legittimo Interesse

Il concetto di legittimo interesse trova applicazione in diversi contesti aziendali, purché venga rispettato il bilanciamento con i diritti e le libertà degli interessati. Alcuni esempi pratici includono:

  • Marketing diretto: Un’azienda può trattare i dati di clienti esistenti per inviare comunicazioni commerciali su prodotti o servizi simili a quelli già acquistati, a condizione che venga garantita la possibilità di opposizione in modo semplice e immediato.
  • Sicurezza IT e prevenzione delle frodi: Le imprese possono monitorare e analizzare il traffico di rete per individuare attività sospette, prevenire attacchi informatici e proteggere l’infrastruttura aziendale.
  • Tutela legale e prevenzione degli abusi: Le organizzazioni possono raccogliere e conservare informazioni per proteggere i propri diritti in caso di controversie legali o per prevenire utilizzi illeciti dei loro servizi, come la diffusione di contenuti fraudolenti o il mancato rispetto dei termini contrattuali.

Conclusione

Il legittimo interesse rappresenta una base giuridica flessibile e ampiamente utilizzata nel trattamento dei dati personali, ma richiede una valutazione rigorosa per garantire che i diritti degli interessati non vengano compromessi. L’applicazione corretta di questo principio consente alle aziende di operare nel rispetto delle normative, tutelando al contempo le proprie esigenze organizzative e strategiche. È fondamentale che le organizzazioni adottino un approccio trasparente e documentato, dimostrando di aver effettuato un’analisi accurata del bilanciamento tra i propri interessi e la protezione dei dati personali.