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Coronavirus e Procedura per gli addetti al Primo Soccorso

Tutte le situazioni di emergenza sanitaria che interessano i dipendenti o gli esterni all’azienda (clienti, fornitori, ecc.), rientranti nella categoria degli infortuni, dovranno essere gestite secondo le normali procedure attualmente in essere.

In caso di attivazione della procedura di emergenza sanitaria per malore, gli addetti al primo soccorso giunti sul posto ove è stato rilevato il problema dovranno attenersi alla seguente procedura:

  • Verificare se la sintomatologia rientra tra quella riconducibile al Coronavirus (febbre, tosse, difficoltà respiratorie);
  • In caso positivo dovranno essere immediatamente contattati i soccorritori esterni, preallertandoli che l’infortunato da soccorrere presenta sintomi influenzali (febbre, tosse, difficoltà respiratorie);
  • Isolare l’area mantenendo una adeguata distanza di sicurezza (almeno 2 metri, secondo la normativa vigente) dall’infortunato, e da eventuali altri presenti (lavoratori e clienti), attraverso gli addetti della squadra di primo soccorso in esubero;
  • L’addetto dovrà dotarsi di guanti monouso (presenti nella cassetta/valigetta di primo soccorso) e di mascherine;
  • L’addetto (solo dopo aver indossato guanti e mascherina) dovrà far indossare la mascherina alla persona assistita nell’attesa dei soccorsi;
  • Intervenuti i soccorritori esterni, e terminata la gestione dell’emergenza, gli addetti dovranno immediatamente lavarsi le mani con igienizzanti e dovrà essere richiesto all’azienda di pulizia di sanificare l’areae tutti gli ambienti dove ha stazionato l’assistito;
  • In caso di utilizzo dei particolari dispositivi di protezione sopra riportati bisognerà immediatamente informare il datore di lavoro o il responsabile per il reintegro.

 

È importante ricordare che bisogna sempre evitare di toccare la mascherina mentre la si indossa, e che, se questa viene toccata, le mani vanno lavate.

Come devo togliere la mascherina?

Attenzione e cautela non possono venire meno in alcun momento, neppure quando si compie un gesto banale ed apparentemente innocuo come togliersi la mascherina. Anche in questo caso è bene osservare poche, semplici, regole: bisogna togliere la mascherina prendendola dall’elastico e non toccare la parte anteriore; gettarla immediatamente in un sacchetto chiuso e lavarsi le mani con acqua e sapone, oppure con una soluzione idroalcolica.

 

E non si trattasse di covid?

 

Nonostante i progressi realizzati grazie al vaccino, la situazione di emergenza determinata dalla presenza del virus perdura, e atti doverosi e inderogabili (come quello di soccorrere un soggetto infortunato, oppure quello di fornire assistenza ad un malato) costituiscono a tutti gli effetti una fonte di pericolo per coloro che li compiono – professionisti del settore, come medici e infermieri in testa – perché li espongono inevitabilmente al rischio di contagio.

Pur stando così le cose, l’Italian Resuscitation Council (nell’enunciare le nuove linee guida per la rianimazione cardiopolmonare) ricorda che non è possibile sottrarsi al trattamento completo delle malattie e degli infortuni non riconducibili al covid, ma semmai che è necessario prestarvisi adottando specifiche precauzioni, perché un intervento tempestivo talvolta può rivelarsi cruciale per la sopravvivenza della persona malata o infortunata.

Con queste parole l’associazione si rivolge ad una specifica categoria del personale sanitario, quella degli addetti al soccorso, spesso chiamata a mettere in atto protocolli di rianimazione che implicano la vicinanza prolungata al torace delle persone soccorse, e quindi alle loro vie respiratorie, che, per effetto delle compressioni toraciche, potrebbero generare aerosol e così esporle alla contaminazione virale.

Nel documento si raccomanda che questi professionisti (come, del resto, tutti gli operatori sanitari durante il loro servizio) indossino guanti, protezioni per il viso e per gli occhi, ma anche camici idrorepellenti e due mascherine (una filtrante FFP3 e una mascherina chirurgica), e istruiscano il paziente (se cosciente) oppure i suoi familiari (se presenti) sul modo corretto con cui attuare la procedura di pronto soccorso, mantenendo una distanza di almeno due metri.

E se ciò non fosse possibile? Infatti, come accade nel caso delle vittime di arresti cardiaci, l’intervento diretto degli operatori può risultare necessario, anzi, determinante per salvare la vita delle persone malate se non sono presenti altri soccorritori (cosiddetti laici), vale a dire persone con un addestramento in materia, in grado di praticare un massaggio cardiaco o di usare un defibrillatore.

In queste circostanze, gli addetti al soccorso possono ricorrere al sistema pallone-filtro-maschera o, se necessario, a una fonte di ossigeno erogata attraverso un circuito-maschera, riservando la pratica della ventilazione bocca-bocca o di quella bocca-naso ai soli casi nei quali il rischio personale sia di gran lunga inferiore al beneficio apportato ai pazienti (specie se questi sono bambini).

Dopo aver prestato soccorso, infine, gli operatori devono rimuovere tutti dispositivi indossati, lavarsi accuratamente le mani e contattare le autorità sanitarie (cioè il medico competente), segnalando che sono stati esposti ad un paziente potenzialmente positivo.