Generalità sull’inquinamento elettromagnetico
Per inquinamento o elettrosmog si intende la presenza di campi elettromagnetici di svariate origini che propagandosi nello spazio interferiscono con le apparecchiature elettriche ed elettroniche e con il corpo umano.
Le onde elettromagnetiche sono costituite da due grandezze elettriche che variano nel tempo: il campo elettrico e il campo magnetico. Il campo elettrico si misura in Volt/m, mentre l’unità di misura del campo magnetico nel S.I. è Amper/m. L’induzione magnetica, è la quantità vettoriale che determina una forza su una carica elettrica in moto con velocità v., l’unità di misura è il Tesla.
Le proprietà delle onde elettromagnetiche dipendono fortemente da una caratteristica fisica intrinseca: la frequenza, che rappresenta il numero di oscillazioni effettuate dall’onda in un secondo.
E’ su questa proprietà che si basa un’importante distinzione, delle sorgenti di emissione elettromagnetiche: sorgenti a bassa frequenza e sorgenti ad alta frequenza. Nella bassa frequenza (in particolare, 50 Hz o frequenza industriale) rientrano principalmente gli elettrodotti e gli apparecchi elettrodomestici; in quelli ad alta frequenza (da 10 KHz a 300 GHz) le radiotrasmittenti, i ripetitori televisivi, e le antenne per la telefonia mobile.
E’ risaputo che l’esposizione della popolazione alle radiazioni elettromagnetiche comporta degli effetti nocivi sulla salute umana che si differenziano a seconda che l’esposizione sia stata alle radiazioni a bassa frequenza o radiazioni ad alta frequenza.
Tale distinzione è dovuta al fatto che per le due categorie di frequenze gli effetti derivanti dalle interazioni tra campo elettromagnetico e tessuti biologici si presentano piuttosto diversi. Si ha una stimolazione del tessuto per le basse frequenze e assorbimento di energia e conseguente aumento termico, per le alte frequenze. In generale, perché si verifichi un danno biologico, la causa che determina l’effetto deve superare la capacità di compensazione dell’organismo. Casi osservati e ricerche effettuate dimostrano che l’emissione di calore, prodotto da sorgenti di radiazione elettromagnetiche, con conseguente assorbimento da parte dei tessuti provoca un danno biologico.
La normativa italiana si è dimostrata in merito piuttosto sensibile pertanto sono state emanate una serie di norme e linee guida, le più importanti sono di seguito riportate:
D.P.C.M. del 23/04/1992 – “Limiti massimi di esposizione ai campi elettrico e magnetico generati alla frequenza industriale nominale di 50 Hz negli ambienti abitativi e nell’ambiente esterno”;
D.M. del 10/09/1998 n. 381 –“Regolamento recante norme per la determinazione dei tetti di radiofrequenza compatibili con la salute umana” (intervallo di frequenza compreso tra 100 KHz e 300 GHz ).
La svolta arriva con la Legge Quadro infatti il 22 febbraio 2001 ,che ha stabilito le regole e norme per definire i valori limiti di esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici ad alta e bassa frequenza.
Quattro sono state le novità più importanti apportate rispetto alle legislazioni precedenti:
l’introduzione di tre soglie dei valori di campo elettromagnetico: il “limite di esposizione”, che non deve essere mai superato per evitare effetti acuti sulla salute sia della popolazione, sia dei lavoratori; il “valore di attenzione”, che non deve essere superato negli ambienti abitativi, scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze prolungate; “l’obbiettivo qualità”, che deve essere raggiunto sul lungo periodo per garantire una progressiva minimizzazione dell’esposizione ai campi elettromagnetici.
l’istituzione di un catasto nazionale delle sorgenti fisse e mobili dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici e delle zone territoriali interessate.
la definizione di un preciso piano di risanamento che coinvolge Regioni, gestori di elettrodotti e impianti radioelettrici e i costruttori di apparecchiature elettriche di uso domestico, individuale o lavorativo.
i costruttori di apparecchiature elettriche di uso domestico, individuale o lavorativo, saranno tenuti a fornire agli utenti e ai lavoratori, mediante apposite etichettature o schede informative, informazioni riguardanti, i livelli dei campi elettromagnetici prodotti dall’apparecchiatura o dal dispositivo, la distanza di utilizzo consigliata per ridurre l’esposizione al campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico e le principali prescrizioni di sicurezza.
In realtà la legge quadro non definisce i valori limite, ma ne ha demandato il compito a decreti attuativi in fase di approvazione. Fino ad allora potranno essere utilizzati, per quello che riguarda la popolazione, i limiti prescritti dal D.M. 381 del 10.9.98 (alta frequenza) – che stabilisce i limiti di 20 V/m nelle zone in cui si prevede una presenza inferiore alle 4 ore e di 6 V/m nelle zone in cui si prevede una presenza superiore alle 4 ore –e dal D.P.C.M. del 23.4.92 (bassa frequenza) che fossa il limite di 100 mT per il campo magnetico a 50 Hz e di 5 kV/m per il campo elettrico; nei casi in cui l’esposizione sia limitata a poche ore al giorno, i valori vengono aumentati rispettivamente a 1000 mT e a 10 kV/m. Entro breve tempo dovrebbero essere emessi i Decreti attuativi per i campi a bassa frequenza per la definizione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obbiettivi di qualità, per la popolazione e per i lavoratori.