Norma UNI EN 1177: Rivestimenti di superfici di aree da gioco ad assorbimento di impatto
Il recepimento della norma europea EN 1177 ha dato vita all’interno dell’ordinamento italiano alla norma UNI EN 1177da reputarsi a pieno titolo norma avente forza di legge in Italia, dove la sigla UNI identifica l’Ente nazionale Italiano di Unificazione, organismo tra le cui competenze rientra anche quella di curare la traduzione delle norme europee in vista del loro inserimento nella normativa italiana.
Tema centrale della norma è quello di individuare le caratteristiche tecniche nonché i requisiti specifici che devono contraddistinguere i rivestimenti usati per le superfici delle aree adibite ai giochi per bambini. Proprio in relazione all’uso, indispensabile si dimostra la presenza della caratteristica di alto assorbimento degli eventuali impatti, vale a dire la capacità del materiale di essere in grado di disperdere l’energia cinetica sprigionata dall’impatto attraverso meccanismi di deformazione.
Pur trattandosi di una norma sostanzialmente di tipo tecnico, il testo prevede una prima parte introduttiva, che sottolinea come l’evento lesivo che si può verificare durante i giochi di bambini produca le conseguenze più gravi a livello della testa.
Tenuto conto della potenziale gravità di queste lesioni, si dimostra imprescindibile sviluppare una criteriologia specifica che orienti e guidi nella scelta dei materiali da impiegare quali rivestimenti nelle aree da gioco.
Il riferimento scientifico di base utilizzato per redigere un’analisi statistica in tal senso è rappresentato dal criterio HIC (sigla che identifica Head Injury Criterion), vale a dire il criterio che cerca di quantificare le lesioni alla testa che si possono verificare in caso di impatto con la superficie dell’area di gioco: si basa sull’energia cinetica della testa nel momento dell’impatto e prende in considerazione il valore 1000 quale valore limite della gravità delle lesioni, lesioni che probabilmente non avranno conseguenze letali.
La peculiarità che deve contraddistinguere i materiali utilizzati a tale scopo risiede nella capacità di assorbire ed ammortizzare l’impatto e tale norma risponde infatti alla specifica esigenza non solo tecnica ma anche e soprattutto di prevenzione e tutela della sicurezza dei piccoli utenti di queste aree, indicando i requisiti che il materiale scelto deve possedere, i criteri da tenere presenti in fase di valutazione fornendo al tempo stesso una metodologia d’indagine in grado di rendere evidente la presenza o la mancanza di detta caratteristica.
La natura squisitamente tecnica e pratica della norma si evince in maniera particolare dal paragrafo 3, sezione che riporta una serie di definizione utili a spiegare il significato dei termini che permeano l’intero testo (rivestimento, ammortizzazione d’impatto, altezza libera di caduta ecc).
La prova attestante l’ammortizzazione dell’impatto per le diverse superfici sottoposte al test consente di raggiungere quale risultato l’altezza critica di caduta costituita dal limite massimo ottenuto fra tutte le prove di caduta effettuate tramite le altezze libere di caduta (distanza tra il supporto e l’area di impatto) per le quali viene reputata soddisfacente la capacità di assorbimento dell’impatto provocato.
Non è superfluo che il testo ricordi alcuni requisiti generali di sicurezza del materiale, quali l’assenza di spigoli e/o di sporgenze e che l’area di impatto deve necessariamente essere rivestita da materiale con capacità assorbente, pertanto materiali quali mattoni, pietre e legno, non dotati di tale carattere, potranno essere impiegati solo al di fuori di tale area.
Elemento centrale della norma è il metodo di prova riportato al paragrafo 6: vengono simulate cadute ad altezze diverse con impatto alla testa sui vari materiali. Il dato relativo alla caduta e al conseguente impatto viene elaborato al fine di stabilire la gravità dell’impatto stesso sulla base di quanto previsto dal criterio HIC.
La norma prosegue fornendo una dettagliata descrizione dei diversi strumenti usati per eseguire le prove e spiegando esaustivamente non solo le diverse fasi del procedimento stesso ma indicando anche le modalità con cui devono essere realizzate le superfici che verranno testate, specie con riferimento alle misure. Viene altresì precisato non solo come procedere all’esecuzione della prova ma soprattutto come valutare i risultati ottenuti al fine di individuare il corretto valore che rappresenta la capacità di assorbimento dell’impatto.
Il paragrafo 6 fornisce inoltre una serie di opportune indicazioni in riferimento a particolari tipologie di superfici (lastre, materiali granulari ecc) che potrebbero dare adito a dubbi interpretativi ed applicativi circa la messa in opera di quanto previsto dalla norma in precedenza. Sulla base di tale ratio il testo stabilisce un numero minimo di prove da effettuare (9) e, qualora la prova avvenga proprio utilizzando materiali peculiari come ad esempio lastre che ognuna di esse venga realizzata collocandola in una differente posizione e che nelle prove condotte su assi l’impatto avvenga al centro, nel punto di giuntura tra due, nonché in qualsiasi punto della lastra dove siano riscontrabili la non omogeneità della superficie stessa.
Le specificità dei test condotti vengono, secondo quanto previsto dalla norma, riportate in un’apposita documentazione per cui sono individuati gli elementi essenziali (indicazione della norma, luogo e data, elenco delle posizioni in cui sono stati effettuati gli impatti, condizioni del materiale intese come temperatura, umidità ecc).
Nella parte conclusiva della norma sono riportate in veste di allegati una serie di esempi concernenti materiali (corteccia, sabbia, ghiaia) comunemente usati quali rivestimenti delle aree di gioco valutati sotto i profili enunciati dalla norma. Per ognuno di essi si riportano i dati numerici relativi alla profondità e all’altezza massima di caduta .
Nel secondo allegato la norma fornisce una chiara rappresentazione grafica della strumentazione necessaria per procedere alle valutazioni sulla capacità di impatto delle diverse superfici e nel terzo sono riportati i grafici che, a titolo esemplificativo, mostrano i valori di accelerazione dell’impatto rispetto al fattore tempo e la curva che può essere delineata dal fattore HIC rapportato all’altezza della caduta.
In ultima istanza è riportata dalla norma la peculiare posizione della Germania nella quale, come si legge nell’ultima appendice, quanto stabilito dalla EN 1177, nello specifico il valore 1000 quale valore massimo per le lesioni non mortali è stato applicato e confermato per il settore automobilistico ma non quale valore assoluto per i rivestimenti delle aree di gioco, per le quali il testo rimanda alla triplice fonte normativa costituita rispettivamente dal codice edile, alla legge sulla sicurezza delle attrezzature e alle specifiche richieste da parte delle assicurazioni contro gli infortuni.
Come riportato nella prima appendice, così anche in quest’ultima parte della norma è possibile osservare una tabella che descrive per alcuni dei materiali maggiormente utilizzati i valori di altezza libera consentita sotto il profilo della sicurezza d’impiego.
Le indicazioni ivi riportate forniscono pertanto un paradigma significativo circa i caratteri tecnici dei materiali che sono stati sottoposti alle valutazioni descritte nel testo normativo concorrendo a orientare la scelta di tali rivestimenti con l’obiettivo di garantire un ottimale livello di sicurezza: la capacità di ammortizzazione dell’impatto di una superficie non può garantire che la lesione derivante non avrà conseguenze mortali, può però contribuire almeno in parte ad offrire un livello ottimale di sicurezza.