Certificazioni ambientali di prodotto
Le esigenze attuali di ridurre il carico ambientale generato dalla produzione industriale, accompagnato alla crescente complessità legislativa, tecnica e organizzativa, ha agevolato il passaggio da una strategia di “comando e controllo” ad una di “collaborazione ed integrazione”.
Il fulcro su cui ruota quest’ultima strategia è il controllo sull’intero ciclo di vita del prodotto e sugli impatti generati, ottenuto grazie all’integrazione delle certificazioni di sistema (ISO14000, EMAS) con le certificazioni ambientali di prodotto.
Le “etichette ambientali” generate dalle certificazioni di prodotto sono classificabili, secondo la norma ISO 14020, in questo modo:
Ecolabel
Autodichiarazione
EPD
L’Ecolabel è la più conosciuta dal grande pubblico, dato che compare su molti prodotti di uso comune, e consiste in un riconoscimento pubblico rilasciato a livello europeo, a fronte del rispetto di particolari limiti fissati per ogni settore industriale.
L’autodichiarazione (% di riciclabilità) è la semplice dichiarazione dell’azienda riguardo certe caratteristiche ambientali del prodotto venduto; tale dichiarazione non è supportata da alcun riconoscimento di tipo oggettivo.
L’EPD (dichiarazione ambientale di prodotto) fornisce una quantificazione degli impatti associati al ciclo di vita del prodotto.
L’EPD infatti è uno strumento non destinato al grande pubblico, ma ai produttori di materie prime o semilavorati, che lo utilizzano per fornire ai loro clienti industriali dati oggettivi e misurabili su cui poter prendere decisioni ponderate ed ancorate alla realtà.
L’EPD, come le certificazioni di sistema, richieda la verifica e la sorveglianza di un organismo di certificazione accreditato, che assicurerà il rispetto da parte dell’azienda del regolamento emanato dall’ANPA nazionale.
Da quanto esposto si capisce come questi meccanismi siano stati strutturati allo scopo di operare in modo integrato e sinergico, non escludendosi a vicenda, ma rafforzandosi in un utilizzo congiunto.