Amianto
Oggi è universalmente riconosciuto che l’amianto sia uno dei materiali a più elevata pericolosità biologica fra quelli presenti negli ambienti di vita e di lavoro.
Nonostante dal 1994 siano entrate in vigore le norme per la cessazione dell’uso dell’amianto, ancora oggi vengono diagnosticati nuovi casi di asbestosi, con conseguante denuncia di malattia professionale, riferibili con tutta evidenza, a esposizioni massicce nei passati decenni. Non a caso l’asbestosi risulta essere in assoluto la malattia professionale, tra quelle tabellate dell’INAIL, che ha provocato il maggior numero di decessi. È auspicabile, quindi, la messa in atto, laddove non esista ancora, di un processo di corretta informazione, formazione rispetto delle norme e delle procedure di sicurezza da parte di soggetti quali le amministrazioni locali, le imprese, i lavoratori e le relative associazioni nonché organizzazioni e i servizi pubblici di prevenzione e controllo.
Negli ultimi tempi, l’amianto è stato largamente utilizzato per le sue ottime caratteristiche tecnologiche, soprattutto in termini di resistenza termica, meccanica e ad agenti chimici, nonché per le capacità particolarmente elevate di isolante acustico oltre che termico. Attualmente, le occasioni di esposizione professionale sono, come noto, legate esclusivamente a interventi di manutenzione e di demolizione/rimozione degli imponenti quantitativi di amianto messi in opera fino al 1994.
Le strutture contenenti amianto subiscono nel tempo un ovvio degrado, che riguarda solamente la matrice o legante, essendo le fibre di amianto pressoché indistruttibili. La dispersione di fibre da coperture in cemento amianto è stimata, mediamente, in circa 3 grammi per metro quadro per anno. È presumibile che proprio dalle coperture in “eternit” derivi il maggior contributo all’inquinamento da amianto delle aree urbane, dove ancora oggi si possono raggiungere valori di picco ben superiori alla soglia di accettabilità è di 2 fibre/litro.
Fra i quadri patologici, occorre distinguere tra:
malattie definibili “dose dipendenti”, in particolare l’asbestosi;
patologie la cui insorgenza non può essere rigidamente riferibile a una determinata dose, rappresentate dalla patologia tumorale.
L’asbestosi è una grave malattia respiratoria caratterizzata da fibrosi polmonare e progressivo aggravamento che conduce ad insufficienza respiratoria con complicanze cardiocircolatorie. Nell’ambito della patologia tumorale sono sicuramente da riferire all’esposizione ad amianto neoplasie maligne.
Da quanto detto risulta che la conoscenza puntuale della presenza, della tipologia, e della quantità di amianto nelle strutture e negli ambienti di vita e di lavoro assume un’importanza sempre più rilevante ai fini di una corretta programmazione de esecuzione degli interventi di bonifica, nonché ai fini del monitoraggio del rischio di rilascio di fibre.
Devono essere prese in considerazione due tipologie di campionamento:
Campionamento di materiali nei quali vi sia sospetto di presenza di amianto;
Campionamento di aria in ambienti di vita e di lavoro nei quali questi materiali sono installati.
Gli imponenti quantitativi di amianto utilizzati nel corso dei decenni pongono oggi un serio problema di sanità pubblica per quanto attiene l’esposizione negli ambienti di vita per la popolazione nel suo complesso, nonché di salute dei lavoratori in riferimento alla elevata necessità di interventi di rimozione e bonifica.
Esistono tre metodi di bonifica dall’amianto:
rimozione;
incapsulamento;
confinamento.
La rimozione è un metodo definitivo, nel senso che elimina ogni fonte di esposizione e ogni necessità di adottare nel futuro cautele specifiche. L’incapsulamento è un metodo tramite il quale l’amianto viene trattato con prodotti penetranti ricoprenti che (a seconda del tipo di prodotto usato) tendono a inglobarne le fibre, a ripristinare l’aderenza al supporto e a costituire una pellicola di protezione sulla superficie. Il confinamento è un tipo di trattamento che prevede l’installazione di una barriera a tenuta d’aria che separi l’amianto dalle aree occupate dell’edificio.