Garante infanzia
L’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza (AGIA), guidata da Filomena Albano, ha recentemente espresso il proprio orientamento riguardo all’età minima necessaria ad esprimere il consenso all’utilizzo dei propri dati personali. Tale parere è stato inoltrato al Garante per la Protezione dei dati personali e al Governo al fine di adottare un adeguato e definitivo testo successivo alla bozza del Decreto Legislativo “Recante disposizioni per l’adeguamento delle disposizioni della normativa nazionale alle disposizioni del Regolamento UE 679/2016”, approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri il 21 marzo 2018.
Il GDPR, applicabile dal prossimo 25 maggio, nell’articolo 8 e in alcuni precedenti Considerando fissa a 16 anni l’età minima per esprimere, senza bisogno dell’assistenza di un genitore o di un legale rappresentante, il consenso al trattamento dei propri dati personali, ad esempio per iscriversi a un social network, per scaricare un’applicazione per smartphone o per utilizzare altri servizi digitali.
La questione riguarda il secondo comma dell’articolo 8 del GDPR, ovvero la possibilità in capo a ciascuno Stato membro di stabilire un’età inferiore rispetto a quella prevista dal nuovo Regolamento europeo sulla privacy, purché non oltrepassi il limite minimo dei 13 anni.
Secondo il parere delll’AGIA non sarebbe opportuno abbassare la soglia prevista dalla normativa europea, in quanto “i diritti di ascolto, partecipazione, espressione e quello di essere parte della vita culturale e artistica del Paese, previsti dalla Convenzione internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, devono dar vita a una partecipazione leggera dei minorenni, non gravata da pesi e responsabilità che competono, da una parte, a chi esercita la responsabilità genitoriale e, dall’altra, ai contesti educativi e istituzionali nei quali sono inseriti i ragazzi”.
Inoltre, il Garante per l’Infanzia evidenzia che non si registra una diffusione capillare di programmi educativi in tema di “consapevolezza digitale”, e in questa direzione sarebbe opportuno che le agenzie educative e le istituzioni predispongano e attuino un programma, accompagnato da uno studio sulla necessaria consapevolezza digitale da parte delle persone di minore età. In assenza di tali interventi, conclude Filomena Albano, “non è possibile immaginare una soglia per il consenso autonomo dei minorenni più bassa di quella stabilita a 16 anni a livello europeo”.
Attendiamo quindi nei prossimi giorni un riscontro da parte dell’esecutivo italiano e vedremo se il parere dell’AGIA sarà stato accolto positivamente, rispettando i parametri previsti dal legislatore europeo.