Che cos’è il mobbing sul lavoro?
Non c’è una definizione univoca di mobbing che sia internazionalmente riconosciuta. Un esempio di definizione è il seguente: Il mobbing sul posto di lavoro consiste in un comportamento ripetuto, irragionevole, rivolto contro un dipendente o un gruppo di dipendenti, tale da creare un rischio per la salute e la sicurezza.
In questa definizione: “comportamento irragionevole” sta ad indicare un comportamento che, secondo una persona ragionevole e tenuto conto di tutte le circostanze, perseguita, umilia, intimidisce o minaccia; “comportamento” comprende le azioni di singoli individui o di un gruppo. Si può far uso di un certo sistema di lavoro per perseguitare, umiliare, intimidire o minacciare; “rischio per la salute e la sicurezza” comprende il rischio alla salute mentale o fisica del lavoratore dipendente. Il mobbing spesso implica uno sviamento o abuso di potere, nel qual caso la vittima del mobbing può incontrare difficoltà nel difendersi.
Chi ne è colpito?
Chiunque, in qualsiasi organizzazione, può essere vittima del mobbing. I risultati di un sondaggio condotto nell’UE2 mostrano che il 9% dei lavoratori europei, pari a 12 milioni di persone, segnalano di essere stati vittime di mobbing nel 2000 per un periodo di 12 mesi. Si registra comunque un’ampia variazione nella prevalenza segnalata del mobbing nei vari Stati membri dell’UE. È possibile che queste differenze non dipendano soltanto da differenze nel verificarsi del fenomeno, bensì anche a differenze culturali nell’attenzione dedicata al mobbing ed allasua conseguente segnalazione.
La prevalenza del mobbing è massima nei posti di lavoro dove la domanda che ricade sull’individuo è alta, mentre è basso il grado di controllo che l’individuo stesso può esercitare sul proprio lavoro, alzando il livello dell’ansia.
Perché si verifica il mobbing?
Si possono distinguere due tipi di mobbing:
1) quale conseguenza dell’escalation di un conflitto interpersonale;
2) quando la vittima non è coinvolta in un conflitto, ma si trova accidentalmente in una situazione in cui vengono compiuti atti di aggressione da parte di un “mobber”. Fare della vittima un “capro espiatorio” è un esempio di questo tipo di mobbing.
Alcuni fattori suscettibili di aumentare la probabilità del mobbing comprendono:
una cultura organizzativa che tollera il mobbing o non lo riconosce come un problema;
un cambiamento repentino nell’organizzazione;
l’insicurezza del posto di lavoro;
la scarsa qualità del rapporto tra il personale e la direzione, nonché un basso livello di soddisfazione nei confronti della leadership;
la scarsa qualità del rapporto tra i colleghi;
i livelli estremamente elevati delle richieste che vengono avanzati al lavoratore;
una politica del personale carente e valori comuni insufficienti;
un aumento generalizzato del livello di stress legato all’attività lavorativa;
conflitti di ruolo.
Inoltre, il mobbing può subire un’escalation a causa di fattori individuali e situazionali, come discriminazione, intolleranza, problemi personali ed uso di droghe o alcool.
Come prevenire il mobbing sul posto di lavoro?
La prevenzione del mobbing è un elemento chiave se si vuole migliorare la vita lavorativa ed evitare l’emarginazione sociale. Importante intervenire tempestivamente contro un ambiente di lavoro devastante; i datori di lavoro non devono aspettare che siano le vittime a lamentarsi.
Talvolta, comunque, può essere difficile distinguere tra il mobbing ed il conflitto interpersonale. Una strategia a due livelli potrebbe essere la strategia più efficace, con sforzi specifici diretti contro il mobbing e contemporaneamente miglioramenti apportati all’ambiente di lavoro psicosociale. Il coinvolgimento in tale strategia dei lavoratori e dei loro rappresentanti sarà cruciale per il suo successo.
Cosa dice la legge sul mobbing
In Italia, il mobbing non è esplicitamente menzionato nella legislazione del lavoro, ma è tuttavia considerato illegale sulla base di diverse normative. Il D. Lgs. 81/2008, sulla sicurezza sul lavoro, impone all’impresa l’obbligo di prevenire qualsiasi rischio per la salute psicofisica dei lavoratori, incluso il mobbing. Inoltre, l’articolo 2087 del Codice Civile stabilisce il dovere del datore di lavoro di garantire un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso. Le vittime di mobbing possono ricorrere a queste e altre norme per ottenere giustizia. Sono numerose le sentenze della Corte di Cassazione sul mobbing che hanno riconosciuto come comportamento illecito, contribuendo a delineare un quadro normativo di riferimento più chiaro per queste situazioni.
Il mobbing, o molestie psicologiche sul luogo di lavoro, è un fattore che contribuisce in modo significativo allo stress lavorativo. Questo comportamento dannoso può includere atti di bullismo, isolamento sociale, critiche costanti e altre forme di abuso verbale o psicologico da parte dei colleghi o dei superiori. Le vittime di mobbing spesso sperimentano un aumento del livello di stress, ansia e depressione, il che può avere gravi conseguenze sulla loro salute mentale e fisica. La gestione del mobbing richiede politiche aziendali rigorose e la promozione di un ambiente di lavoro rispettoso e collaborativo, anche attraverso l’implementazione di un corso per la gestione dello stress, al fine di ridurre al minimo gli effetti negativi sul benessere dei dipendenti.